E' uscito il mio nuovo libro per Epoke Edizioni!
Qui intervista che ho rilasciato al Fatto Quotidiano alla bravissima giornalista Elisabetta Ambrosi:
Un incidente in auto, anni fa, e da lì la decisione di smettere di possedere un’auto.
Linda Maggiori, scrittrice, giornalista, attivista, fondatrice del gruppo “Famiglie senz’auto” e autrice di “Vivo senz’auto”, torna in libreria con un libro suggestivo, Guida per viaggiatori senz’auto (Epoké edizioni), che, denunciando la soppressione di 7.000 kilometri di ferrovie a favore di strade, racconta l’intera rete ferroviaria italiana, spiegando come girare l’Italia con questo mezzo di trasporto economico, ecologico e, soprattutto, sorprendente.
La scelta di viaggiare in treno nasce da una vostra decisione più radicale di dismettere l’auto. Qual è il bilancio di questa decisione?
Direi molto positivo: in questi 12 anni ci siamo divertiti, abbiamo scoperto posti meravigliosi, sperimentato ogni mezzo pubblico, siamo rimasti affascinati dalla storia delle ferrovie, abbiamo fatto bene all’ambiente e non ultimo abbiamo risparmiato, visto che senza auto si risparmiano migliaia di euro l’anno. È anche molto educativo in quanto stimola i bambini e i ragazzi ad organizzare i viaggi e il tempo, capire le coincidenze, e insomma uscire fuori dalla bolla un po’ passivizzante creata dall’auto che ci porta dove vogliamo. Il libro però non parla solo degli aspetti positivi del viaggiare senza auto, ma anche delle difficoltà in un’Italia troppo centrata sulle auto private, del taglio delle linee secondarie, e di ciò che andrebbe implementato.
Il turismo senz’auto e in treno è senza ombra di discussione il più ecologico. Perché manca questa consapevolezza?
Da una parte viviamo sulla nostra pelle gli effetti devastanti del cambiamento climatico, dalle alluvioni, ai tornado, al caldo torrido, alle grandinate…dall’altra non sappiamo fare nessuna piccola minima rinuncia alle abitudini più sbagliate, dall’uso compulsivo delle auto alle crociere ai viaggi in aereo per un weekend nell’altro capo del mondo. Non dobbiamo caricare le persone di sensi di colpa, ottenendo l’effetto contrario, ma spingerle con la testimonianza ad apprezzare anche scelte e vie diverse. Spesso i pregiudizi ci bloccano e ci impediscono di sperimentare mete e modalità diverse di andare in vacanza.
Lei scrive che migliori e più capillari ferrovie andrebbero a grande vantaggio delle zone meno collegate. Ma le politiche di questi ultimi anni, rispetto alle ferrovie, in che direzione sono andate?
La rete ferroviaria è diminuita costantemente, a partire dagli anni ‘30, si calcola che l’estensione delle ferrovie soppresse ammonti ad oltre 7.000 km, soprattutto le linee regionali che collegano alle aree interne. Se pensiamo alla storia di queste ferrovie, richieste e costruite a furor di popolo dalla gente, a fine 800 e inizio 900 ci rendiamo conto dell’involuzione culturale. Nel libro riporto tantissimi esempi di “rami secchi” tagliati, come da Rimini a San Marino, da Cecina a Volterra etc. Nel libro lei descrive tutte le ferrovie italiane. Sì, quelle alpine, transappenniniche, interne e costiere. Percorrere questi rami è l’unico modo per salvarli. Un esempio emblematico è la ferrovia delle Dolomiti, che un tempo da Calalzo raggiungeva Cortina. Oggi ci si si chiede come fare a gestire la mole di visitatori che raggiungerà Cortina per le Olimpiadi 2026, si pensa a ampliare strade e creare nuovi svincoli, la Santanché ha perfino proposto un aeroporto. Eppure per le Olimpiadi del ‘56 tutti i turisti e persino il presidente della Repubblica Ronchi arrivarono comodamente in treno. Un po’ dappertutto in tutta Italia continua la mancanza di investimenti nelle linee secondarie, si sprecano soldi in TAV e linee ad alta velocità, e soprattutto in strade e autostrade. Altra folle tendenza è quella di arretrare le ferrovie costiere, allontanandole dai paesi, come succede nella riviera ligure e in Sicilia.
La legge che lei cita, quella 128 del 2017, va in direzione di una salvaguardia delle ferrovie?
La legge 128/2017 ha salvato dalla dismissione totale varie linee già soppresse, sventando così la conversione a strade o a ciclabili. Grazie a questa legge devono essere mantenuti ponti, stazioni e binari. Col tempo, se arrivano i soldi, queste linee vengono recuperate e percorse dai trenini storici (a vapore o diesel). La speranza, quindi, è che il salvataggio e la conversione in linee storiche, sia solo il preludio per far tornare queste linee al servizio ordinario commerciale (almeno percorse dai treni regionali). In varie tratte (come nella tratta Faenza-Firenze), i treni storici convivono con quelli normali.
Un’altra cosa interessante è la sua tesi per cui muoversi con i mezzi pubblici favorisce l’attivismo perché toccando con mano i problemi si è spinti a protestare e chiedere un cambiamento. Ce la spiega meglio?
Ovunque vado trovo una lotta civica meritevole di attenzione. Muovendoci con i mezzi pubblici, conosciamo lo stato dei mezzi pubblici, le ferrovie tagliate, le linee a rischio di dismissione, ascoltiamo la difficoltà della gente del posto…In Sicilia ho percorso la Circumetnea con un attivista del posto che mi spiegava il progetto di interramento e quindi il rischio di perdere una delle ferrovie più belle al mondo. A Tarvisio lo scorso anno ho scritto al sindaco, all’agenzia dei trasporti e alla Regione, lamentando la scarsità di mezzi pubblici per raggiungere i laghi di Fusine e le miniere del Predil, nel Gargano ho ascoltato i discorsi degli autisti dei bus, compreso le difficoltà. Insomma muoversi con i mezzi pubblici è una miniera di informazioni (anche solo per le testimonianze di chi li frequenta) e di spinta all’attivismo.
Nel libro ci sono consigli sugli strumenti utili, siti e app, per muoversi in treno. Può dirci quali sono?
Per consultare tutte le possibili coincidenze tra bus treno e piedi, uno dei siti più semplici e completi è Google Maps, che calcola le migliori combinazioni tra bus, treni e piedi. Alcuni treni e bus non sono calcolati su Google, come le ferrovie appulo lucane, o alcune linee di bus, in quel caso bisogna fare una ricerca aggiuntiva direttamente nel sito del gestore del mezzo pubblico (lo spiego nel libro). Nel sito di Trenitalia è interessante non solo vedere gli orari dei treni, ma anche dei Link, navette che portano dalla stazione a un luogo turistico distante qualche chilometro: i biglietti si acquistano insieme a quelli del treno (https://www.trenitalia.com/it/treni_regionali/servizi-link-regionali.html). Un’altra buona app (ma solo per spostamenti locali) è https://moovitapp.com, che ti permette di consultare orari e anche di vedere in tempo reale il percorso del bus, e ti permette di scaricare il pdf degli orari aggiornati (si può consultare da pc o da cellulare).
Quali ferrovie possiamo citare come buon esempio e quali zone sono invece scoperte o abbandonate?
In genere possiamo dire che le zone interne sono meno servite delle zone costiere, sia nella parte tirrenica sia adriatica. Molte ferrovie degli appennini sono purtroppo in abbandono, nelle Marche una ferrovia portava ad Urbino, dove c’è addirittura l’Università e ora ci sono corse di bus ma la sera si fa fatica a tornare a Pesaro. In Calabria, le ferrovie sono ottime nella parte costiera tirrenica, ma in stato di abbandono nella parte interna tra i monti della Sila e nella costa ionica, dove andrebbero implementate, visto che collegano posti strepitosi, dalla magna grecia ionica alle aree protette interne. Le ferrovie appulo lucane arrivano a Matera, ma più all’interno non si spingono, tante zone interne della Basilicata, non sono raggiunte dalla ferrovia e ci sono scarsi bus. E così per tante altre regioni. In Sicilia ci sono buoni collegamenti nella parte nord e orientale, ma quasi zero ferrovie nella parte occidentale e centrale. In Emilia Romagna funziona molto bene la linea adriatica da Bologna a Rimini, ma le linee che passano nelle valli del Delta del Po (da Rovigo a Chioggia, o da Bologna a Portomaggiore) sono tratte con gravi criticità. Si pensa che al Nord funzioni tutto meglio, ma non è così, regioni ricche come la Lombardia investono davvero poco nelle ferrovie, privilegiando strade e autostrade. Nelle Alpi ci sono buone possibilità di muoversi in treno anche se tante linee sono state amputate. Una delle linee che ha resistito al taglio e che è davvero bellissima, è la Rittner Bahn, la Ferrovia del Renon. Quale ferrovia, tra i suoi viaggi, l’ha più colpita e perché? Ognuna è diversa, viaggiare tra i monti, o lungo il mare, ogni ferrovia ha il suo fascino particolare, che aumenta studiando la sua storia. La Circumetnea è forse finora quella che mi ha colpito di più, viaggiare ad alta quota, a poche decina di kilometri dal cratere di uno dei più grandi e attivi vulcani del mondo è davvero emozionante.
Viaggiando in treno, quali sono i problemi specifici che avete riscontrato? Più in generale, dove si dovrebbe intervenire, secondo lei?
Bisognerebbe migliorare la combinazione e le coincidenze tra treni e bus e garantire intermodalità, perché a volte capita che si arriva in un posto con treno e non ci sono più bus per fare ultimo tratto. E’ importante anche fare un biglietto unico tra treni e bus, perché a volte capita che ogni regione abbia un modo diverso di tariffazioni e se i biglietti non si possono fare sul bus la gente deve girare alla ricerca di un tabacchi per fare biglietti, anche se attualmente con le app molto è risolto, ma non ovunque i cellulari prendono! Aumentare sicuramente le corse, di treni e bus, in particolare di sera e nei festivi, in tantissimi posti dove siamo andati erano inaccessibili di domenica. Le stazioni non dovrebbero mai essere poste a più di un kilometro dal centro della città a cui si riferiscono, e in tal caso vanno garantiti bus continui o perlomeno a chiamata. E in genere aumentare i vagoni e la frequenza dei treni onde evitare lo spiacevole trattamento a cui sono sottoposti tanti pendolari o turisti, accalcati in condizioni vergognose.
Infine, quali politiche secondo lei servirebbero per incentivare l’uso del treno?
Noi come Famiglie senza auto, da tempo chiediamo a Trenitalia e a tutti i gestori di bus in Italia di fare una tariffa unica: sotto ai 15 anni i ragazzi dovrebbero viaggiare gratis, e sotto ai 25 anni pagare la metà. Sarebbe un ottimo incentivo per viaggiare con mezzi sostenibili. Invece al momento più i figli crescono, dopo i dodici anni si paga pieno, più le famiglie pagano tanto e sono spinte a viaggiare in auto. Le offerte, come quelle di Trenitalia, sono poche e insufficienti. Se pensate che in Germania lo scorso anno si era lanciata l’offerta 9 euro viaggi gratis per un mese, capite l’enorme divario. Se vogliamo spingere la gente a lasciare l’auto a casa, oltre a migliorare frequenza e capillarità, dobbiamo agire sui prezzi come leva. Il treno deve essere più conveniente di un’auto anche per una famiglia. Altre misure importanti: bisognerebbe far viaggiare in treno le bici gratis in tutte le regioni, e andrebbe tolta la tassa di soggiorno a chi arriva in una località turistica in treno o con mezzi pubblici, proprio perché chi non inquina, non paga.