https://www.terranuova.it/News/Stili-di-vita/A-scuola-da-soli-l-esperienza-di-Pesaro
Un tempo era normale andare a scuola da soli, fin dalla prima elementare; in molte città del Nord Europa ancora si vedono frotte di bambini recarsi a scuola in autonomia, a piedi, in bicicletta o con i tram, ma in Italia è ormai da parecchio tempo che questa tendenza si è invertita. E i bambini non vanno a piedi o in bicicletta nemmeno con i genitori, la maggior parte di loro viene accompagnata in automobile fin davanti alla scuola. Secondo i dati forniti da Epicentro , il portale di epidemiologia per la sanità pubblica, l’Italia ha un alto tasso di bambini accompagnati in auto (il 62%) rispetto all’Europa, e questo incide negativamente sulla salute infantile.
"Lo porto a scuola in auto perché c'è troppo traffico per poter andare in bici o a piedi" è una delle motivazioni più diffuse; questo alimenta la spirale del traffico e le strade diventano sempre meno a misura di bambino, di ciclista e pedone. Esistono iniziative lodevoli come piedibus e bicibus, benché comunque i bambini vengano accompagnati passo passo dagli adulti anche in questi casi.
Cosa dice la legge
Ma la legge cosa dice? Secondo una certa giurisprudenza lasciar andare un bambino in strada da solo potrebbe configurarsi reato, ai sensi dell’art. 591 del codice penale “abbandono di minore di 14 anni”, tanto che una sentenza del 2016 della Corte di Cassazione aveva considerato responsabile una scuola media per l’investimento di un ragazzino davanti alla scuola.
Con la legge n. 172 sono state deresponsabilizzate le scuole per il percorso casa-scuola e ritorno, sulla base di un’autorizzazione firmata dai genitori ad inizio anno scolastico. Questa autorizzazione riguarda normalmente i ragazzini in età da scuole medie, c’è ancora molta resistenza tra i dirigenti scolastici a estendere questa possibilità alle primarie. Nel migliore dei casi i regolamenti d’istituto permettono l’uscita autonoma solo alle classi quinte (sempre su autorizzazione dei genitori). La legge comunque non fissa limiti di età minimi, vale per tutti i minori di 14 anni; occorre tenere conto dell'età, delle competenze acquisite dal bambino e della pericolosità del percorso.
Negli ultimi anni il traffico è aumentato, rendendo effettivamente pericolosi anche tragitti brevi. Responsabilità dei Comuni, anche tramite il PUMS (piano urbano della mobilità sostenibile), è quella di limitare il traffico davanti alle scuole, migliorando la sicurezza dei percorsi ciclabili e ciclopedonali (a questo scopo il Ministero dell'Ambiente nel 2017 aveva stanziato 30 milioni di euro, nell'ambito del "Programma di sperimentazione sostenibile casa-scuola e casa-lavoro").
Le scuole di Pesaro
Ed è esattamente quello che si sta facendo a Pesaro, uno dei Comuni più ciclabili d'Italia, dove dal 2001 è attivo 'A scuola ci andiamo con gli amici', un progetto comunale che si rivolge agli alunni delle scuole primarie e coinvolge 9 scuole primarie per un totale di 75 classi.
Ne parliamo con Paola Girelli, responsabile del progetto: "Un tempo i bambini andavano a scuola da soli, giocavano nel cortile, sulla strada, andavano dagli amici, ampliando gradualmente la loro conoscenza dello spazio e le loro competenza di mobilità autonoma. Oggi vengono spesso accompagnati in auto e gli spazi tra i luoghi che frequentano sono per loro “terre sconosciute”. Viviamo in una società iperprotettiva verso i bambini, e questo atteggiamento impedisce ai bambini di sviluppare adeguate competenze. I bambini che aderiscono al nostro progetto invece si spostano da soli o con gli amici e usufruiscono, lungo il tragitto casa-scuola, dell'aiuto di vigili o di volontari nonni-vigile solo in alcuni attraversamenti pedonali vicini alla scuola e ritenuti più pericolosi".
Sibel è mamma di due bambini, di 12 e 9 anni: "Già dalla prima elementare del mio primo figlio esisteva il progetto, al quale abbiamo aderito ben volentieri. Nelle prime classi i bimbi sono incentivati ad andare a scuola da soli, dopo un primo periodo di apprendimento del percorso. Dalla 3 primaria i bambini possono anche uscire da soli”.
I figli di Sibel da anni vanno e tornano da scuola con gli amici, anche con la pioggia, e Sibel sottolinea: "Per i bambini è davvero divertente camminare o pedalare con gli amici, senza adulti. Stimola l’autonomia e la responsabilità e riduce il traffico, in un circolo virtuoso!". Anche questo progetto, però, ha incontrato qualche difficoltà. Sibel racconta che negli anni "sono aumentate le richieste di sicurezza dei genitori e in parte anche della scuola, tanto che l’anno scorso l'iniziativa ha rischiato di bloccarsi perché la scuola non concedeva l’autorizzazione all’uscita autonoma dei bambini. Ma quest’anno, grazie anche alla mediazione del Comune, che ha fatto leva sulla legge del 2017, siamo riusciti a ripartire."
L'impegno dell'ente locale
Il Comune di Pesaro, come spiega il responsabile del Servizio Politiche Educative, Valter Chiani, “ha informato tutte le scuole, anche quelle che non aderiscono al progetto, sulla legge 172 del 2017, e sulla possibilità di uscita autonoma dei ragazzi delle medie e dei bambini delle primarie, con autorizzazione. Ci crediamo molto, è un diritto dei bambini, speriamo che sempre più scuole aderiscano”. "Ai bambini piace, anche quelli che abitano distante chiedono ai genitori di venirli a prendere al parco, e non davanti alla scuola, in modo che possano fare un po' di strada con gli amici."
Thomas Flenghi, mobility manager di Pesaro, spiega cosa è stato fatto per rendere sicure le zone vicino alle scuole e i percorsi casa-scuola: "Abbiamo introdotto zone 30 (con limite di velocità di 30 km/h) dal 2002 intorno a quasi tutte le scuole della città di Pesaro. Lo scorso anno si sono chiuse due strade in maniera definitiva al passaggio dei veicoli e si sono attuati accorgimenti per eliminare il traffico di attraversamento del quartiere, cercando sia di ridurre il numero dei veicoli sia la velocità. La chiusura di una strada ha anche permesso di collegare dei giardini prima separati. Il progetto delle zone 30 va di pari passo con la Bicipolitana: 89 km di piste ciclabili che permettono al 30% dei pesaresi di spostarsi ogni giorno in bicicletta".
Cambiare mentalità
Nel progetto sono coinvolti tutti, quartiere, scuola, genitori, bambini. Racconta Paola Girelli: "In ogni scuola primaria che aderisce al progetto ci sono un insegnante referente, un Comitato dei bambini che si riunisce tre volte l'anno e che segnala le criticità riscontrate dagli alunni lungo il tragitto casa-scuola. Le classi dei più grandicelli studiano le mappe e fanno sopralluoghi intorno alla scuola per conoscere i percorsi più sicuri, facciamo anche incontri di formazione rivolti agli insegnanti e di sensibilizzazione rivolti ai genitori. Non è semplice, perché si tratta di cambiare mentalità e abitudini radicate: tutti gli anni dobbiamo dialogare con dirigenti, insegnanti e genitori per far comprendere la bontà del progetto ma, quando partiamo, poi le cose funzionano e i dati lo confermano. Nelle scuole più virtuose, si raggiunge anche il 50-60% degli alunni che si muovono in maniera sostenibile".
Pesaro punta ad essere "città amica dei bambini e delle bambine", rispettando il decalogo Unicef che considera un diritto dei bambini camminare sicuri per le strade da soli.
Secondo Paola Girelli “prima di studiare la geografia sui libri il bambino dovrebbe sapersi muovere e orientare nel proprio quartiere per riappropriarsi della città in cui vive e, l’azione educativa dell’adulto, citando la Montessori, deve essere in funzione della libertà infantile ossia della costruzione di uno spazio e di un tempo dove i bambini possono fare esperienza di autonomia”.
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